La chiesetta del villaggio

La chiesetta del villaggio

Mi aveva fatto molta impressione la prima volta entrando nella chiesetta del villaggio costatare lo stato in cui era tenuta. Abbiamo chiesto al parroco di poterla imbiancare e il  missionario ci ha dato la calce. Abbiamo cercato qualche cristiano di buona volontà e assieme abbiamo fatto il lavoro.

Sull’altare c’era una tovaglia che doveva essere stata bianca, ma non si poteva precisare il colore… Appeso alla parete di fondo il Crocifisso in ebano, ma in vari punti spezzato. Abbiamo rimesso a posto la Croce e dopo molte prove siamo riuscite ad attaccare il tabernacolo. La preoccupazione più grande erano le mura non di pietra, ma ricoperte di cemento, e costruite in mattoni di fango, come tutte le capanne del villaggio. Solo il tetto è di lamiere, a differenza delle capanne che sono coperte pure esse di fango e paglia.

Il Tabernacolo in terracotta ci è stato suggerito di dipingerlo, per renderlo più attraente alla gente che preferisce colori quanto più forti tanto più belli per loro.

Benché il tabernacolo fosse stato preparato, Gesù non può abitarvi, perché la porta della chiesa non si chiude… Dobbiamo fare qualcosa anche per la porta. Non sarebbe un’impresa se si fosse in Italia, dove basta uscire fuori, entrare in un negozio, per avere ciò che cerchi, ma qui, fare qualsiasi cosa diventa un problema. Mancano gli attrezzi, mancano gli operai capaci di fare ciò che chiedi e manca il materiale necessario… C’è però l’arte dell’arrangiarsi che fa superare almeno in parte, il problema…

La crocifissione in terracotta, alta circa un metro e venti e larga settanta cm., l’abbiamo fatta cuocere a Roma in un forno pubblico. La terracotta rossa a me piace molto lasciarla così al naturale, ma no; qui anche i missionari italiani dicono che bisogna dare il colore… Mentre rifinivo il tutto, attaccando i vari pezzi, a Itigi, è venuto il rettore del seminario dei Padri del Preziosissimo Sangue e ha cominciato a dire che il peso troppo grande del pannello, non avrebbe permesso di essere attaccato alla parete della chiesetta di Mkiwa per la quale era stato fatto… La Crocifissione si porterà via la parete della chiesetta, perché è fatta di mattoni di fango… Regalala a me, che la metterò nella chiesa grande del seminario nostro… Potevo dire di no, quando il sacerdote insisteva?… Sono stata tre giorni a Dodoma, l’ho attaccata alla parete dopo averla colorata… A me non piace molto con  questi colori così forti, ma ai giovani seminaristi e al sacerdote piace così. Per la stessa chiesa poi mi è stato chiesto di preparare un pannello con la Madonna – “africana, ma non troppo” – dice il sacerdote. L’ho preparata. Ha in braccio il Bambino e si guardano Madre e Figlio sorridendosi. La Madonna nella Crocifissione, invece, piange e sulla guancia scende una lagrima.

E’ così che per Mkiwa abbiamo pensato di fare un altro pannello con l’ultima Cena, nel mezzo del quale c’è la porticina per deporre Gesù-Eucaristia.

Visto che ho fatto alcune cosette, che mi era sembrato piacessero, per la festa della inaugurazione della chiesa di Itigi, abbiamo regalato una Madonna con il calice, propriamente onorata dai Missionari del Prez.mo Sangue e, la porticina del Tabernacolo fatta in rame. Anche al nostro vescovo per il 25 della Diocesi abbiamo regalato un bassorilievo in terracotta di creta bianca, con Madonna e Bambino… e ora ? è tempo di pensare alla nostra chiesetta della Missione. Se Dio vorrà, vorremmo cominciare i lavori nel prossimo mese di luglio, quando verrà Mario Lemmo dall’Italia.